Il sistema delle torri

mappa costiera

Nella notte del 13 giugno 1558 un gruppo di navi turco-barbaresche assalì Massalubrense e Sorrento. Questo gravissimo fatto fece decidere gli Spagnoli ad intraprendere una colossale impresa di fortificazione costiera, definita all’epoca torreggiamento.

L’attuazione del piano difensivo fu però tardata da difficoltà economiche e burocratiche, oltre che dalla necessità di identificare i siti adatti su un perimetro di circa 2000 Km. Mentre si discuteva sui tanti problemi, nella notte del 28 maggio 1563 i corsari sbarcarono nella stessa Napoli con tre navi, arrivando quasi nei pressi del palazzo del viceré don Parafan de Ribera. I prigionieri catturati furono pochi, ma la paura e lo sconcerto enormi. Fu chiaro che non bisognava assolutamente perdere ulteriore tempo.

Il progetto prevedeva un numero di torri che da 300 doveva arrivare a 400, a varia distanza in vista l’una dell’altra.

Quest’opera faraonica iniziò nonostante le notevoli difficoltà tecniche che richiesero adattamenti ambientali specifici a causa delle notevoli disomogeneità morfologiche e demografiche delle coste interessate.

All’interno di ciascuna torre fu collocato personale adeguato, fornito di una preparazione militare, dal momento che doveva adoperare armi da fuoco e polvere da sparo, che sapesse leggere e scrivere, per il controllo dei documenti delle imbarcazioni sospette, e di provata fedeltà. Per questo furono scelti i caporali dell’esercito, che, ottenuta una “patente”, diventarono “castellani”. I subordinati erano da uno a due, assoldati, da cui la definizione di soldati, per il periodo estivo, quando i pirati intensificavano i loro assalti. Ogni torre aveva tre uomini e due cannoni per un totale di 1000 uomini e 700 cannoni, a una distanza media di 5 Km.

La vita all’interno della torre era piena di disagi a causa dello spazio augusto per il numero dei residenti: infatti, oltre il caporale e i soldati, vi poteva essere anche la famiglia del primo. Nell’unico piano abitativo vi erano pagliericci, sgabelli, un tavolo e una cassapanca; nicchie erano ricavate nelle pareti e vi era un focolare utilizzato per riscaldare l’ambiente d’inverno e per la cucina quotidiana. Un cavedio inoltre consentiva di attingere l’acqua da una cisterna sottostante. Nelle torri più grandi vi era un ambiente al piano terreno, inaccessibile dall’esterno, adibito a dispensa.

Le torri vicereali non si limitavano alla mera vigilanza costiera, ma svolgevano tutte le funzioni relative e necessarie alla difesa attiva della costa e del mare ad essa immediatamente antistante. La funzione di avvistamento e segnalazione avveniva direttamente e indirettamente, cioè era il personale che avvertiva il centro abitato vicino o riceveva il segnale per trasmissione attraverso la catena delle torri. I segnali erano di due tipi: ottici, con il fumo di giorno e il fuoco di notte, ed acustici, attraverso il botto fragoroso del petriero o buttafuoco, una cannoniera verticale a spatola, utilizzata anche nella difesa in caso di assalto alla torre. L’ingresso alla torre era posto a 5 o 6 m, fornito di un piccolo ponte levatoio o di una scala retrattile. Per mettere in allarme l’intero sistema esse erano raggruppate in “paranze” e solo in caso di grave pericolo la successiva poteva ripetere il segnale. I due cannoni in dotazione erano di calibro diverso dal solito, sei libbre al posto di tre, in modo da poter evitare qualsiasi tentativo di sbarco. Ogni interruzione del servizio veniva punita duramente, in quanto equiparata al tradimento. Di conseguenza, per evitare i colpi di sonno il turno di guardia si svolgeva sulla terrazza della torre in una apposita garitta.

I 2000 Km del sistema di difesa voluti dagli Spagnoli si dividevano in due tratte: la prima lungo la costa adriatica della Penisola Salentina, la seconda lungo la Penisola Amalfitana da Salerno a Punta Campanella.

Per la Costiera Amalfitana la questione era più complicata a causa della sua conformazione geomorfologica con rocce alte e frastagliate, ricche di insenature e promontori, l’ideale per gli agguati. Secondariamente la vicinanza di Napoli determinava un infittirsi del cabotaggio ed infine vi era la rilevante densità abitativa che rese l’area particolarmente attraente per i pirati. Per tale motivo lungo questa tratta furono utilizzate tutte le varianti tipologiche della torre e l’interasse, che non scende mai al di sotto dei 4 Km, qui oscilla intorno ai 500 m.

Le tradizionali planimetrie delle torri costiere sono riconducibili a due tipologie, quella circolare e quella quadrata. La torre rotonda, la più edificata nei secoli precedenti al piano vicereale, in età angioina e aragonese, offriva una maggiore semplicità costruttiva, un minor costo e una maggiore resistenza agli attacchi bellici. Risultava però inadeguata all’installazione dei cannoni. La pianta quadrata risultava più adeguata ma implicava oneri e capacità costruttive superiori, con estenuanti trasporti di materiali in località spesso raggiungibili solo dal mare. Ben nove sono invece le varianti di torri costiere vicereali erette o adattate a partire dal 1563:

  • Torri costiere medievali adattate: erano per lo più molto alte per l’impiego delle balestre, poi furono mozzate per renderle meno vulnerabili e per usare il petriero.
  • Torri senza troniera: si tratta della tipologia più incerta, priva di troniere, cioè di feritoie per le bocche da fuoco, sia per motivi economici sia per la scarsa rilevanza strategica.
  • Torri a una troniera: è la tipologia meno usata e la si trova soprattutto in Puglia; l’unica troniera consentiva il tiro solo su un ristretto settore.
  • Torri a tre troniere: questa tipologia per la sua diffusione la si deve ritenere il modulo base dell’intero sistema, le altre possono ritenersi solo delle varianti.
  • Torri a quattro troniere: le torri di questo tipo sono relativamente numerose e la modifica è da attribuirsi all’inefficacia del petriero, non in grado di battere l’intero perimetro di base.
  • Torri a cinque troniere: è la categoria, dopo quella a tre troniere, più frequente e meglio conservata e risultò tassativa in prossimità di corsi d’acqua e di arenili, come nel caso di Vietri.
  • Torri a doppia altezza: questa tipologia si incontra sulla Costiera Amalfitana ed era dovuta all’impervietà della roccia di impianto, che finiva per sovrastarne, da breve distanza, la piazza d’armi. Facilissimo, pertanto, nascondendosi, tra i cespugli della pendice, eliminarne la guarnigione. Munendo, invece, la piazza di un robusto corpo di fabbrica verso il monte, la si schermava completamente.
  • Torri maggiorate: questa tipologia non ha uno schema di riferimento preciso, ma la si può ritenere un adattamento occasionale di opere precedenti.
  • Torri a pianta circolare: questa tipologia si riscontra a ridosso della foce del fiume Sele dove se ne contano sette. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di torri preesistenti, per lo più angioine capitozzate e munite di coronamento difensivo. Secondo altri l’ipotesi più attendibile sarebbe che furono erette insieme alle altre, ma avrebbero avuto la funzione di semplice raccordo semaforico, trovandosi ai bordi di un’area poco importante, perché paludosa.

Dopo l’entrata in servizio delle torri, si registrò per tutto il secolo seguente un progressivo infittirsi del loro schieramento, conseguenza dei positivi risultati da esse forniti nella difesa anticorsara. Le cronache dell’epoca mostrano una critica implicita del sistema delle torri, ritenute dispendiose, nella realizzazione e nel mantenimento, velleitarie e incapaci di offrire la sicurezza richiesta. Tale giudizio appare nella sostanza troppo severo, dal momento che un dato ne mostra l’utilità: il numero delle donne ridotte in schiavitù passa dal 52 % del totale detenuti, valore decedente alla loro entrata in servizio, allo scarso 3-4 % degli anni successivi.

Intere generazioni di ingegneri si avvicendavano per potenziare e mantenere il grandioso quanto delicato dispositivo, sottoposto alla duplice offensiva dell’uomo e della natura. Anche l’armamento da parte sua richiedeva incessanti cure e manutenzioni.

Nel 1707 ai viceré di Madrid subentrarono a Napoli quelli di Vienna che cercarono di limitare le incursioni barbaresche tramite accordi con Algeri, Tunisi e Tripoli. Questi accordi, infine, si rivelarono semplici pezzi di carta e ancora una volta il sistema delle torri si confermava come l’unico baluardo di difesa insostituibile. Nel 1734 il rientro del regno nell’orbita spagnola finì per ricollocare la minaccia corsara tra le prime emergenze da fronteggiare. Gli Spagnoli, però, non riuscirono mai a porre fine all’incubo dei corsari, nonostante l’impresa faraonica del torreggiamento.

Dopo il 1808, anno in cui terminò la dominazione spagnola, la guerra di corsa continuò fino al 1830, quando fu definitivamente stroncata. In quell’anno, infatti, fu organizzata una colossale spedizione punitiva contro Algeri. Ciò significò la fine delle Torri vicereali che “continuarono ad assolvere sporadiche esigenze, quali quella di cordone sanitario in tempi di epidemia e di barriera daziaria. Nel 1866 con decreto regio emesso da Vittorio Emanuele II ne fu decisa la dismissione e la vendita all’asta.


Ultimo aggiornamento

24 Ottobre 2024, 10:07